Commesso
L’antica arte di commettere, cioè accostare tra di loro pietre dure (lapis, cristallo di rocca, calcedoni, quarzi, diaspri, agate, sardonica), marmi, porfidi e graniti di differente colore, rinasce in Italia nel XVI secolo e trova a Firenze, presso la corte medicea, apprezzamento e sostegno tanto che nel 1588 Ferdinando I fonderà l’Opificio delle Pietre dure, manifattura specializzata fino al 1861 nell’esecuzione di pannelli musivi, formelle per stipi e soprattutto piani di tavolo. La tecnica consisteva nel taglio di ciottoli lapidei in fette sottili, ritagliate secondo un disegno predefinito, in piccole porzioni, disposte a intarsio all’interno di una cassa lapidea svuotata e sagomata. Gli strumenti di lavoro erano: per il taglio l’archetto con filo metallico, per la levigatura dei bordi le lime, per la lucidatura le polveri abrasive. La produzione di piccole placche per gioielli prende via alla fine del XVIII secolo sotto la dominazione francese di Maria Luisa di Borbone e di Elisa Bonaparte Baciocchi. I temi rappresentati sono nature morte di vasi all’antica incorniciati da fili di perle, conchiglie, farfalle, disposti su fondi astratti, uniformi, illuminati da luce tersa. Soggetti simili compaiono anche nelle piccole placche montate in gioielli. Negli anni della Restaurazione al repertorio neoclassico si sostituiscono soggetti floreali: fiori sbocciati, boccioli, tralci, mazzi primaverili, composizioni barocche disposte su fondi scuri blu, neri, verdi.

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